L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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Disvelare storie: un’esperienza italiana contemporanea

Maria Teresa Cutrì

«Questo è, pensavo allora … il valore eterno dell’arte italiana, questa fiducia nella vita per tutti gli uomini.»
Carlo Levi, 1954 (1)
«In definitiva ciò che è poetico è ciò che è profondamente radicato e rapportato alla società. Non vi è cosa più partecipante dell’arte che nasce da un sofferto legame con la vita collettiva»
Riccardo Dalisi, 1999 (2)
«Questi racconti … nascono da micro viaggi fatti nel territorio, per lo più da solo. I luoghi … sono i luoghi concreti della mia terra, ma anche luoghi dell’immaginario, … del ricordo. Piccoli viaggi nelle ore più calde del giorno perché: la luce del primo pomeriggio … è quella più adatta a vedere le cose nella loro autenticità. Aiuta a dare un nome alle cose …».
Davide Vargas, 2009 (3)

Un acciarino, poche monete, un paio di vecchi stivali, una cassetta di terra … Piccole cose dimenticate, apparentemente inutili, insignificanti, costituiscono quell’eredità del padre (pater-monium) di molti protagonisti delle fiabe. Cose che appartengono al ricordo come la propria casa e il paesaggio sullo sfondo, che attraverso uno sguardo e un sentire diversi, rinnovati dalla propria fantasia, piccoli protagonisti sapranno ri-conoscere e ri-nominare aprendo il tempo a quel salto creativo in grado di trasformare e generare una nuova esistenza. Ricordo, fantasia e immaginazione, cioè patrimonio e progetto. Entità coincidenti.
Carlo Levi conclude una fase importante della ricerca architettonica, particolarmente sentita in Italia, avviata tra macerie e necessità della ricostruzione nel secondo dopoguerra, aprendo all’attualità della ricerca che in anni recenti si è andata interrogando sul tema del patrimonio, che è patrimonio territoriale, in direzione del suo essere materiale esposto al divenire che lo fa luogo privilegiato della crisi della città e del progetto di architettura dal quale ripartire per impostare (anche) la trasformazione dell’esistente. Che sempre più si rivela nell’assenza.
Levi nel 1954 punta l’attenzione su due nodi fondamentali: tempo e nominazione. La contemporaneità umana dei tempi, il tempo attuale come presenza di infiniti tempi particolari e il dare nome alle cose, che significa identificarle in uno spazio attuale. Forza del patrimonio italiano dove ogni cosa ha un proprio nome. La frattura tra cose e nome è quanto Davide Vargas, molti anni dopo, sperimenta e racconta nei suoi micro viaggi nel territorio casertano ultradenso di architetture, attività e misfatti paesistici. L’esercizio dello sguardo sulla distanza gli permette di cogliere, nella luce netta del primo pomeriggio, storie e trame sullo sfondo ancora da svelare. Ri-conoscere le cose, atto di appropriazione della nostra eredità, del territorio, insieme magmatico e storico, accumulo e mescolanza di frammenti, che lavorano sulla distanza, come evocazione di racconti inespressi e in profondità, come relazione tra diversi strati temporali: «I resti autentici dell’opus reticulatum del muro a cui ci appoggiavamo mangiando … davano allo scrittore, che non vi era come noi abituato, l’emozione del senso fisico della presenza del tempo …» (4).
Una profondità tuttavia sempre irraggiungibile poiché, anche nel tempo e nella distanza del mito che rivela l’ichnos, l’impronta, lo scavo, all’origine di ogni fondazione, presuppone che, ancora precedente alle nostre impronte, «… esista del senso nel mondo» (5).
È la realtà mobile del patrimonio, la sua forma transitoria, che viene ad essere indagata in direzione di quel salto in avanti proprio del progetto come azione che separa e distingue intervenendo sul corpo della città, dell’architettura, del territorio. Ora «Mettendo al centro i vuoti della città come ferite da cui ripartire per costruire finalmente cose vere. Facce. Edifici. Pensieri» (6).
Ed è proprio in virtù della sua mobilità e quindi apertura e incompiutezza che il patrimonio, resiste e persiste al tempo (chronos) e si identifica con il progetto, nel suo essere il prodotto di «… un passato sempre rinnovato…» (7) che possiamo configurare come successivi atti creativi che appartengono al tempo di kairos, dell’evento del conoscere «traccia e tempo di costruzione ontologica» (8) di ri-fondazione di valori, materiali e immateriali, attribuiti da persone e società che si succedono dando vita alla ricerca e alla sperimentazione di nuove relazioni uomo-territorio, uomo-abitare.
Il tema sta tutto dentro alla crisi del nostro abitare che (semplificando) ha fatto (in parte) della velocità degli spostamenti e della comunicazione il catalizzatore di una sempre più accentuata separazione-discontinuità dove la velocità banalizza la distanza appiattendo in superficie la profondità, ciò che rende indifferente l’abitare e il luogo dell’abitare come luogo centrale dell’aver cura per un sistema virtualmente interconnesso in superficie, che azzera, in una sorta di hub spaziali, la relazione dell’uomo con il proprio ambiente. E d’altra parte la crisi mette in evidenza forse un paradosso, l’aver lavorato lungamente su un’idea di città fissa così come ci è stato consegnata alla fine dell’Ottocento.
Riccardo Dalisi e Davide Vargas architetti, hanno lavorato e lavorano sperimentando la trasformazione in territori complessi, dalle province terremotate dell’avellinese (Dalisi) alla conurbazione della Piana Casertana (Vargas). La Piana-Terra di Lavoro, parte dell’antica Campania Felix che Quaroni alla fine degli anni Sessanta pensava di poter recuperare, legare e conservare, trasformandola, all’Agro Pontino (Campania Romana) (9), sperimentando nella modernità e favorito dai recenti collegamenti territoriali (l’Autostrada del Sole) quel legame tra agricoltura e architettura da svilupparsi in una lunga striscia abitata affacciata sul Tirreno, come chiave di lettura di un rinnovato rapporto uomo-terra. A un progetto fatto letteratura è succeduto un magma indistinto di attività dismesse, produttive, residenziali, discariche e cave, scheletri incompiuti di edifici (Figg. 1-2). Vuoto. Nel quale galleggiano, irreali e irridenti, eredità rifiutate di disegno e trame stratificate nel tempo: archeologie importanti, città normanne fino al complesso Reggia - San Leucio - Acquedotto Carolino (Figg. 3-5). Buchi di progetto che individuano e governano, slegati dalla storia e dall’eredità del padre, la Piana: frammentarietà, discontinuità, inquinamento e sottoutilizzo. È qui in questi vuoti attraversati e immaginati (Fig. 6) nei micro viaggi che prendono forma in Vargas le trame di nuovi racconti d’architettura. Colmare, per quanto possibile, la frattura. Una città dove sperimentare una qualità dell’abitare nella rigenerazione del rapporto tra città fisica costruita, geografia (fisica, culturale ed economica), e città umana e sociale.
San Prisco si svolge lungo uno stretto asse in direzione N/S dal Centro di Caserta verso l’autostrada (Figg. 7-8). Ha per fondale la piccola chiesa di San Felice e lungo il suo percorso, costruito dal fronte urbano compatto e ininterrotto di case, si dilata nello spazio delle corti.
Il progetto per l’ampliamento della sede municipale coinvolge un tratto dell’asse in direzione della trasformazione e connessione di due corti. Una definita dall’emergenza architettonica del palazzo storico del municipio, l’altra, più avanti e sul fronte opposto, dal tessuto residenziale e dalla Torre dell’orologio.
I primi bozzetti raccontano un progetto svolto attraverso la scelta (iniziale) di conservare il fronte residenziale (poi sostituito nel disegno della nuova piazza da un fronte fitto di alberature e poi ancora modificato dagli uffici tecnici comunali), definire un nuovo asse di collegamento sul quale costruire il fronte della nuova aula consiliare, la definizione di elementi primari: il portico, le nuove torri, un “passetto”, collegamento in elevato e memoria, antica, dei presidi al ribaltamento di murature opposte, lo spazio aperto come luogo di relazione tra le parti e il paesaggio (Figg. 9-13) Nella corte dell’edificio storico il tema svolto è quello dell’innesto di nuove architetture (Figg. 14-15). Definizione e realizzazione, profondamente mutilata, si svolgeranno nel corso di dodici anni per gli avvicendamenti amministrativi del comune. Molto (troppo) non è stato fatto. Tuttavia Vargas sottolinea l’importanza che «resta l’impronta di un pezzo di città che l’intervento ha modificato». Resta il tema della forma della città in contrasto a scelte amministrative che relegano l’architettura a un ruolo accessorio denunciato da De Carlo e citato da Vargas in merito ad un auspicabile ritorno dell’architettura a ricoprire il «ruolo e la responsabilità sociale» che le compete.

Note

(1) LEVI C., L’arte e gli italiani, in G. Biondillo, Carlo Levi, Elio Vittorini, scritti di architettura, Torino, Testo&Immagine, 1997, p. 46. «Tratto dal Coraggio dei miti, Bari, De Donato, 1975, p. 75-89. Il saggio, scritto nel dicembre 1954…», dalla nota in calce al testo nella pubblicazione di Gianni Biondillo.
(2) DALISI R. in M. Costanzo, Tre progetti per l’area Campana, 2003, in http://www.michelecostanzo.com/articoli-dettaglio.asp?id=36
(3) VARGAS D., Racconti di qui, Caserta,Tullio Pironti, 2009.
(4) LEVI C., op.cit., p. 36.
(5) SERRES M., Roma, il libro delle fondazioni, Firenze, Hopeful Monster, 1991, p. 28.
(6) VARGAS D., op. cit.
(7) LEVI C., op. cit., p. 35.
(8) NEGRI A., Kairos Alma Venus, Multitudo. Nove lezioni impartite a me stesso, Roma, Manifestolibri, 2006.
(9) QUARONI L., Il cuore della città, in “L’architettura cronache e storia”, n. 238-239, agosto-settembre, 1975.

 

 
Hortus

Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo Valle Giulia Flickr nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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