L'editoriale di (h)ortus


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Dopo quasi vent’anni di assenza – trascorsi, forse colpevolmente, a indagare architetture in luoghi più distanti del pianeta – sono ritornato a Urbino, alla ricerca non soltanto delle opere di Giancarlo De Carlo (e di tutti gli illustri architetti che lo hanno preceduto nella città di Federico da Montefeltro) ma anche della possibilità di fare un personalissimo punto sullo stato dell’architettura. Avevo sentito parlare da più parti del pessimo stato di conservazione degli Continua...

La città della postproduzione

Questo libro raccoglie una serie di saggi sulla postproduzione intesa sia quale condizione che connota oggi i territori europei, sia quale atteggiamento progettuale – realizzare non è più sufficiente e non è più centrale servono interventi altri, altre sovrascritture. Come nella prassi cinematografica, raramente la presa diretta esaurisce il momento di formalizzazione di un film: è necessario applicare un complesso di operazioni quali il doppiaggio, il montaggio, il missaggio che seguono la fase delle riprese e precedono la commercializzazione.
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ri logo smallEsterni

Lo spazio pubblico della città senza limiti

Valerio Ottavino

Esterni propone una riflessione sul ruolo del progetto dello spazio pubblico nei contesti della città in espansione attraverso il progetto per un giardino pubblico realizzato a Bari dal gruppo romano di architetti ma0/emmeazero, avendo rintracciato in questo lavoro le chiavi interpretative di una strategia progettuale finalizzata alla ridefinizione dei sistemi delle relazioni tra le componenti che costituiscono il territorio urbano a margine della città consolidata.
Uno spazio situato al limite tra città e campagna, tra gli alti edifici in linea e i tracciati, i solchi e i colori dei campi coltivati e degli alberi di ulivo costituisce il contesto da cui prende avvio il progetto del giardino. Impostato secondo una specifica logica compositiva, il progetto dello spazio prefigura l’articolazione di una sequenza di scenari naturali e artificiali, elementi che costituiscono gli strumenti operativi nella realizzazione di un’armonica transizione tra sistema urbano e paesaggio. La piazza pavimentata e i filari di palme, il giardino mediterraneo e quello degli ulivi e dei fichi si alternano secondo un’organizzazione a bande parallele che si sovrappongono dando vita a un terzo paesaggio, quello dell’interferenza e della compenetrazione tra i due sistemi.
Uno spazio che il progetto interpreta come occasione per il ripensamento del rapporto tra la città e il suo margine e che restituisce come luogo della mediazione e della transizione.

La scomparsa dei limiti e le aree di bordo

La riflessione sul tema generale del progetto dello spazio pubblico nella città contemporanea è stata condotta assumendo, quale campo di indagine, le esperienze progettuali (condotte in ambito nazionale ed europeo) sulle aree di bordo e sui margini: sul progetto dello spazio pubblico in quelle porzioni intermedie di territorio comprese tra il sistema urbano e quello naturale (città-campagna, città-boschi di montagna e di pianura, città-mare, città-corsi d’acqua, città-aree agricole), tra il tessuto edilizio della città e le grandi arterie della mobilità e, tra la città consolidata e quella in espansione.
È possibile individuare nella scomparsa dei limiti uno degli aspetti critici legati all’espansione della città contemporanea. Una volta i limiti erano costituiti dalle mura che individuavano l’invaso entro cui la città nasceva e si sviluppava. Poi le aree verdi tra un comune e l’altro definivano i bordi di contenimento dell’espansione insediativa. L’attuale crescita della città senza limiti con la conseguente formazione di ampie estensioni di aree urbanizzate a bassa densità ha comportato la loro scomparsa. La città contemporanea è un edificato continuo e ininterrotto costituito da una molteplicità di insediamenti diffusi. In tale contesto i confini sono costituiti dalle aree di margine tra una successione di ambienti.
I bordi e i margini sono situazioni di mezzo tra contesti urbanizzati, con diverse densità e morfologie insediative o con differenti usi del suolo e diverse partizioni di paesaggio. In molti casi queste sono situazioni prive di senso, risultato di azioni che non hanno tenuto conto di ciò che rimaneva (1).
Le aree di bordo possono essere considerate veri e propri strumenti per il progetto urbano. Intervenire sulla città attraverso le aree di bordo significa ridefinire il complesso sistema delle relazioni tra le varie parti costitutive del territorio (2).

Il progetto dello spazio pubblico nelle aree di bordo

«Proprio come la città ha dissolto i confini che la separavano dagli antichi territori fuori dalle mura, così il progetto architettonico (dello spazio pubblico) potrebbe sfumare i suoi contorni in nuove “geografie ibride della transizione”. Topografie che più che volumetrie dovrebbero conformare dei paesaggi artificiali su paesaggi anfitrioni in cui superfici grezze e operative si inneschino su superfici libere e ricettive dando luogo a nuove superfici dense su possibili superfici estese» (3).
Lo spazio pubblico nei contesti delle aree di bordo è un luogo i cui caratteri dipendono dall’organizzazione complessa e stratificata, in cui ambiti spaziali, usi e scenari diversificati si incontrano fondendosi in sistemi organici. Paesaggi ibridi tra naturale e artificiale, tra scenari legati a usi stabili e ambientazioni di eventi temporanei.
Gli spazi per l’attraversamento si sovrappongono a quelli per la sosta: percorsi pedonali, piste ciclabili, rampe e cordonate per il passeggio e per lo sport, per raggiungere il mare o la campagna, si mescolano ai luoghi dello stare: le gradonate e le sedute per la sosta, per il gioco e per gli eventi legati all’intrattenimento (Figg. 1, 2, 3).

Dalla nozione di arredo urbano al concetto di attrezzatura architettonica

«Il nuovo spazio pubblico non è quindi più uno spazio di “arredo urbano” basato sulla sottile evocazione figurativa degli antichi paradigmi storici (la piazza italiana – o mediterranea – la rambla, il boulevard, il giardino ecc.), modelli caratterizzati da un’aspirazione estetica verso uno spazio civico tra il domestico e il neo-micro-monumentale, fisso e stabile, minuziosamente finito e disegnato “compositivamente”. […] Non più quindi uno spazio organizzato come un salotto di casa, ma un paesaggio attivo – multi programmatico – in cui la manipolazione del suolo si combina con una manifestazione plastica, diretta, espressiva, mutevole, aperta alla presenza di installazioni (permanenti o effimere) per il tempo libero, per lo sport, per l’evento culturale, la gastronomia, il consumo, l’uso temporaneo e l’associazionismo, in sintesi la proiezione fisica dei bisogni del cittadino» (4).
Il complesso delle superfici che definiscono lo spazio (pavimentazioni, pareti, pensiline ecc.) integrano, in un disegno organico, il complesso apparato delle dotazioni tecniche e impiantistiche necessario allo svolgimento delle diverse attività, all’illuminazione, all’auto-produzione dell’energia per il proprio sostentamento e per la manutenzione (Fig. 4). La nozione di attrezzatura, intesa come dispositivo funzionale, tecnico e impiantistico integrato nell’architettura, sostituisce la nozione di arredo urbano, di elemento aggiunto e non strutturante. Così come il sistema del verde che perde la componente legata all’idea di decoro e si configura come mezzo nella mediazione tra sistema urbano e quello naturale (Fig. 5).

Note

(1) TREU M.C., Il bordo e il margine componenti dello spazio pubblico urbano, lezione per il corso di urbanistica del Politecnico di Milano, www.polimi.it

(2) PANELLA R., "La nuova frontiera della Città che si integra nel Paesaggio", in R. Panella (a cura di), Architettura e Città. Questioni di progettazione, Roma, Gangemi, 2008.

(3) GAUSA M., Zero cubatura. Per una architettura ancora pubblica, in “Area”, 2010, 111, p. 28.

(4) Ibid. p. 25.

 
Hortus

Lo spessore della città

La ricerca Lo spessore della città prende corpo nel 2010 in occasione del secondo bando FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base – Bando Futuro in Ricerca), pubblicato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il bando nelle sue tre edizioni (2008, 2010, 2012) è indirizzato a sostenere ricerche di base di giovani studiosi. La stesura del progetto nella sua prima versione è il tentativo di tradurre assunti teorici, costruiti su nuove necessità di dialogo tra architettura e città, in concreti strumenti operativi.  Continua...

Alter-azioni

Questo libro raccoglie una serie di saggi sull’alterazione, ovvero sul rapporto interpretazione e realtà, sostanzialmente sul come si possa aumentare la realtà oltre l’impiego di strumenti tecnologici. Con l’espressione “realtà aumentata” si vuole qui sostenere l’autonomia della visione, la sua non necessità di protesi da altri impostate, a favore di un potenziamento delegato alla sola teoria. L’obiettivo è aggiornare il binomio teoria-progetto, superare inutili dualismi, affermare la coincidenza dei due termini non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello degli strumenti. Continua...

peperone_giallo_trasphortusbooks è un progetto editoriale che nasce dall’esperienza di (h)ortus - rivista di architettura. Raccogliere saggi e riflessioni di giovani studiosi dell’architettura, siano esse sul contemporaneo, sulla storia, la critica e la teoria, sul progetto o sugli innumerevoli altri temi che caratterizzano l’arte del costruire è la missione che vogliamo perseguire, per una condivisione seria e ragionata dei problemi che a noi tutti, oggi, stanno profondamente a cuore.

hortusbooks si propone come una collana agile, aperta ad una molteplicità di contributi nel campo dell'architettura. I volumi vengono pubblicati con tecnologia print on demand dalla casa editrice Nuova Cultura di Roma e possono essere acquistati on-line tramite i maggiori canali di diffusione.

Il paesaggio chiama

paesaggio_chiama_tIn tante città mediterranee e anche qui, nella magnifica cornice dello Stretto di Messina, l’attuale urbanesimo genera immense aree abitate che non sono più né urbane né rurali. Ci guardiamo attorno e nella banalità che ci circonda cerchiamo nuove gravità, proprio in questi luoghi destrutturati, perché è qui che possono e devono prendere forma i paesaggi del nostro tempo. L’importanza del paesaggio è sentita quasi sempre in termini solo difensivi, senza la consapevolezza della sua rilevanza sociale e economica, e di conseguenza senza un coinvolgimento culturale e politico delle comunità. Continua...

Valle Giulia Flickr

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Il gruppo Valle Giulia Flickr nasce tre anni fa dall’idea di uno studente di architettura con la passione della fotografia.
Da un piccolo gruppo di appassionati, accomunati dalla voglia di imparare l’arte fotografica e di utilizzarla come strumento per “parlare” di architettura, si è arrivati ad un gruppo che oggi conta più di 260 iscritti.
Lo spirito del gruppo è quello della condivisione come mezzo di conoscenza, sia in campo architettonico che fotografico, e i contest proposti danno l’occasione agli iscritti di confrontarsi su varie tematiche in campo architettonico e sociale. Continua...

Dal paesaggio al panorama, dal panorama al paesaggio

camiz_copertina_tUna mostra che presenti fotografie di paesaggi naturali, così come un osservatore li vede durante una gita, un'escursione, un viaggio, anziché una mostra semplice come si potrebbe credere (perché si potrebbe azzardare che un panorama è sempre bello), si presenta come una mostra piuttosto complessa. In effetti, è la fotografia del paesaggio naturale che è più complessa di quanto non sembri. Infatti, se appunto un ambiente naturale ci appare quasi sempre come bello, in particolare se incontaminato, una sua fotografia non è detto che lo sia. Continua...

Il Giardino dei Cedrati di Villa Pamphilij

cedratiDalla loro domesticazione le piante da frutto sono sempre state utilizzate come elementi costitutivi di diverse tipologie di giardini. In molti giardini storici, a  fronte di esempi virtuosi di conservazione di aree a frutteto o di singole piante da frutto, molto più spesso questi spazi coltivati sono andati perduti, gradualmente sacrificati ad altre priorità nei necessari restauri vegetazionali con perdita di risorse genetiche di valore, ma anche dell’identità dei luoghi. Lo studio di un’ipotesi di recupero del Giardino dei Cedrati in Villa Doria Pamphilj (Roma), oggi profondamente cambiato nella sua forma, struttura e funzione e in progressivo abbandono, rappresenta l’applicazione di un innovativo approccio metodologico, esempio di quella  integrazione di discipline necessaria per non prescindere dalla natura sistemica  di questo luogo. Continua...

Rassegna Italiana | 5 Temi 5 Progetti

Il complesso di risorse culturali, artistiche, ambientali, che sono proprie di un paese noi lo chiamiamo Patrimonio (ma anche l'insieme dei cromosomi che ogni individuo eredita dai propri ascendenti). Le Case sono le abitazioni dell'uomo e l'Esterno è ciò che sta fuori, che viene da fuori. Il termine Tecnologia è composto da arte e discorso, dove per arte si intende(va) il saper fare, in altri termini il progetto del saper fare. La Catastrofe indica i grandi sconvolgimenti provocati dalla natura o dall'uomo. Continua...

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