Il medico dell’architettura e altri scritti
di Friedensreich Hundertwasser
a cura di Chiara Leone
Friedensreich Hundertwasser: dotato di
una personalità eclettica e fuori dal comune, convinto che ogni uomo
avesse un posto nel mondo, ognuno provvisto di particolarità:
l’epidermide, i vestiti, la casa, l’identità sociale e nazionale e
l’ambiente naturale. Nel corso di tutta la sua vita Hundertwasser si
occupò di ognuna di queste particolarità, assumendo i panni del
pittore, del “medico dell’architettura”, del pacifista e
dell’ecologista.
Le idee di Hundertwasser, i suoi discorsi e i suoi manifesti risalgono
ad un periodo in cui non esisteva ancora una coscienza ecologica e
pacifista, e pertanto fanno di lui uno dei precursori del movimento
ambientalista.
Nei suoi manifesti dichiara “malate” le città, rivendica il diritto
degli individui di riconoscere la propria abitazione dall'esterno e
quindi la possibilità di dipingere a piacere i muri attorno alle
proprie finestre, invita al sentirsi “re a casa propria” e per questo
costruisce favolose cupole sopra ai palazzi che ristruttura, manifesta
l'esigenza di offrire spazi di fantasia per giovani e bambini, luoghi
dove poter scrivere sui muri e giocare, esprime la voglia di costruire
un diverso equilibrio con la natura proponendosi come avanguardista
della bioarchitettura ed inglobando nei suoi edifici alberi e materiali
naturali: così dalle finestre spuntano i rami di alberi che non sono
stati abbattuti per lasciare spazio alla casa, e sui tetti sorgono
giardini pensili ospitanti la vegetazione che prima delle case viveva
nei luoghi in cui lui costruiva.
Oggi, nell’epoca dello eco-housing e delle sviluppo sostenibile, tornano più che mai attuali sue teorie.
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Manifesti:
1968 Manifesto per il boicottaggio dell'architettura
1972 Il diritto della finestra, il dovere dell'albero
1980 Che tutto sia ricoperto di vegetazione
1981 L'albero inquilino
1990 Il medico dell'architettura |
Friedensreich Hundertwasser nel 1998
Il medico dell'architettura (1990)
Da quando ci sono urbanisti indottrinati e architetti standardizzati,
le nostre case sono malate. Non si ammalano, sono già concepite e
costruite come case malate. Tolleriamo migliaia di questi edifici,
privi di sentimento ed emozioni, dittatoriali, spietati, aggressivi,
sacrileghi, piatti, sterili, disadorni, freddi, non romantici, anonimi,
il vuoto assoluto. Danno l’illusione della funzionalità. Sono talmente
deprimenti che si ammalano sia gli abitanti sia i passanti. Basti
pensare che, se 100 persone vivono in una casa, altre 10.000 vi passano
davanti ogni giorno e queste ultime soffrono come gli inquilini, forse
ancora di più, per il senso di depressione che emana dalla facciata di
una casa sterile. Gli ospedali sono malati. Le costruzioni uniformi
simili a campi di concentramento e a caserme distruggono e
appiattiscono quanto di più prezioso un giovane può apportare alla
società: la creatività spontanea dell’individuo. Gli architetti non
possono risanare queste case malate, che rendono malati, altrimenti non
le avrebbero costruite. Si rende quindi necessaria una nuova
professione: il medico dell’architettura. Il medico dell’architettura
non fa altro che ristabilire la dignità umana e armonizzare la
creazione umana con la natura. Non occorre radere tutto al suolo, basta
apportare cambiamenti in punti strategici, senza grande dispendio di
energie o di denaro. È necessario riportare i corsi dei fiumi,
precedentemente livellati, ai dislivelli originari, spezzare la sterile
e piatta skyline, trasformare i tetti in una superficie discontinua e
ondulata, agevolare la crescita della vegetazione spontanea nelle
fessure dei muri e dei marciapiedi, dove non arreca disturbo,
modificare le finestre e arrotondare in modo irregolare angoli e
spigoli. Il medico dell’architettura è competente anche per operazioni
chirurgiche più decisive, come la rimozione di muri e l’installazione
di torri e colonne. È sufficiente riconoscere il diritto della
finestra, ricoprire di vegetazione il tetto, lasciar crescere l’edera,
dare ospitalità agli alberi-inquilini, se si lasciano danzare le
finestre, dando loro forme diverse e introducendo quante più
irregolarità possibili sulle facciate e negli interni, la casa può
guarire. La casa inizia a vivere. Ogni casa, per quanto brutta e
malata, può guarire.
L'albero-inquilino (1981)
L’esempio del museo Rupertinum, Salisburgo. Gli alberi-inquilini
vengono sistemati su tre lati in modo che, da qualunque punto si
osservi il Rupertinum, si veda almeno un albero-inquilino. Gli
alberi-inquilini devono diventare il simbolo del grande cambiamento
della prossima epoca in cui verrà nuovamente riservato ampio spazio
alla vegetazione e all’albero come compagno dell’uomo. Il concetto
secondo cui l’arte è il ponte tra l’uomo e la natura deve essere
chiaramente percepibile anche al Rupertinum e non restare solo teoria.
I vantaggi sono evidenti e col passare del tempo aumenteranno in
sintonia con la crescita dell’albero-inquilino…. Gli alberi-inquilini
non possono crescere per aria essendo il loro sviluppo condizionato
dallo spazio per le radici e dal volume della terra….L’albero-inquilino
paga l’affitto in una valuta ben più preziosa rispetto a un inquilino
umano: 1. Fornisce ossigeno; 2. regola il clima; vengono attenuati gli
sbalzi caldo-freddo, secco-umido; 3. è un aspirapolvere costantemente
in funzione; 4. protegge dai rumori, attenuando l’eco 5. dispensa
bellezza visibile da lontano; 6. stabilizza l’umore delle persone
danneggiate dalla vita urbana; 7. è un simbolo e uno stimolo per un
nuovo orientamento della nostra società e come esempio di
rimboschimento dei centri urbani, soprattutto nelle facciate delle
case. Ulteriori vantaggi: depurazione dell’acqua sporca e dell’acqua
piovana; deposito di humus; protezione dei muri dai raggi
ultravioletti. L’ubicazione proposta per gli alberi-inquilini può
essere variata. Essi occupano uno spazio ridotto all’interno delle
stanze e hanno il vantaggio di ravvivare e arricchire gli ambienti. La
collocazione degli alberi-inquilini deve essere esaminata da un punto
di vista statico e richiede un isolamento a regola d’arte. Le finestre
vengono fatte arretrare dietro all’albero-inquilino, così che si venga
a formare una specie di piccolo bow-window verso l’interno
dell’ampiezza di circa 1-3 mq. Anche al lati degli alberi-inquilini
vanno collocate finestre in modo che il loro territorio sia visibile da
più posizioni. Esternamente gli infissi restano così come sono, con
l’incrocio a vista del montante e della traversa. Vengono tolti solo i
vetri. Per una migliore collocazione statica sulla parete esterna e per
risparmiare spazio, l’area delle radici di uno o due alberi-inquilini
può essere sistemata a forma di triangolo, con l’apice verso la stanza
e i due lati lungo le finestre. In questo modo volume e peso non
gravano più principalmente sul centro della stanza ma sul muro esterno.
Inoltre in alcuni punti può essere sistemata edera partenocissus
triscupidata ampelosis veitschii a protezione dei muri e per avere i
vantaggi sopra specificati.
Che tutto sia ricoperto di vegetazione (1980)
Perché ricoprire i muri di vegetazione è considerato un delitto? È una
cosa da guardare invece con favore perché non danneggia nessuno. Non
comporta alcun danno a un anonimo padrone di casa o a una cooperativa.
L’importante è chiedere il consenso degli altri inquilini. Leggi e
disposizioni rivelatesi dannose o che lo sono diventate in un secondo
tempo (non essendo adeguate ai cambiamenti nella struttura sociale,
alle nuove emergenze ambientali e al nuovi presupposti, cognizioni e
obiettivi della nostra civiltà) sono da respingere, in attesa di nuove
leggi e normative che tengano conto della situazione attuale. Si veda,
per esempio, l’atteggiamento tollerante delle autorità nei confronti di
chi fa il bagno nudo. Viviamo in uno stato d’emergenza in cui si deve
comunque dare la precedenza alla vegetazione piuttosto che alle
normative. Se i muri vengono ricoperti di vegetazione chi ne trae
giovamento, chi viene danneggiato? Anche il vicino di casa che abita al
piano di sopra ottiene un vantaggio come beneficiario inconsapevole
della vegetazione: 1. con l’arricchimento di ossigeno nell’aria che
respira; 2. con la riduzione della polvere; le piante fissano la
polvere che viene poi lavata dalla pioggia, agendo come un silenzioso
aspirapolvere; 3. con la riduzione dell’inquinamento acustico; le
piante attutiscono i rumori e gli effetti sonori; 4. con un
miglioramento climatico mediante la riduzione dell’effetto serra nelle
immediate vicinanze; gli sbalzi caldo/freddo vengono attenuati; 5.
persino gli accusatori più accaniti non possono considerare le farfalle
come parassiti dannosi; 6. la superficie esterna delle abitazioni di
chi al contrario può essere tranquillamente lasciata così com’è; questo
rientra nel suo diritto della finestra; 7. così come fa parte del
proprio diritto opporsi al verde, non ci si può opporre se il proprio
vicino decide di ricoprire di verde il muro esterno della casa in
corrispondenza con la propria abitazione.
Autore |
Data pubblicazione |
Volume pubblicazione |
LEONE Chiara |
2008-02-13 |
n. 5 Febbraio 2008 |
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