Laura Valeria Ferretti
L'architettura del progetto urbano
Procedure e strumenti per la costruzione del paesaggio urbano
Luca Reale
Che cos’è il progetto urbano? A quale scala si riferisce? Chi ne promuove l’attuazione e chi ne gestisce il processo? Quali attori coinvolge e su quali procedure si basa? Come si differenzia nello scenario europeo? A partire dall’accostamento tra esperienze coeve e confrontabili (1), il volume di Laura Valeria Ferretti tenta di fornire alcune risposte a queste domande. Con la consapevolezza che il progetto urbano, che si tratti della costruzione di tessuti nuovi o della rigenerazione di esistenti, possiede una natura ambigua che sfugge ad una definizione univoca, configurandosi (anche a seconda delle diverse normative nazionali) come metodologia di costruzione dello spazio urbano più che strumento direttamente attuativo.
L’idea che la doppia veste del progetto urbano (regola/deroga, modello/processo, interesse pubblico/leggi di mercato, ricucitura/espansione, ecc.) possa rappresentare un elemento di ricchezza e allo stesso tempo dimostrare l’ineluttabile complessità e vitalità della condizione urbana, segna l’orizzonte culturale che si pone l’autrice. A patto però che si definiscano e si consolidino strumenti chiari per il controllo della qualità e degli esiti del concept iniziale del progetto, accogliendo sì sostanziali elementi di flessibilità, ma su un’ossatura non contrattabile improntata su forti gradi di vincolo. Su questo sfondo si cerca poi di limitare l’ampiezza di campo: il progetto urbano, anche se il suo risultato è architettura “non è un grande progetto di architettura” (2), per sua natura atto di sintesi, ma è un progetto diacronico che definisce le regole alle quali nel tempo dovranno attenersi i diversi interventi architettonici. All’invariante tempo si affianca, non meno cruciale, il tema del confronto col contesto, che in termini più generali abbraccia non solo lo spazio fisico di azione del progetto urbano, ma anche il programma, la negoziazione pubblico-privato, il problema della futura gestione. In questo senso il progetto urbano dovrebbe trasferire alla città la più alta capacità culturale di lavorare alla famosa scala intermedia tra piano e progetto dove, citando Manuel de Solà Morales, “le scale si intrecciano e dove l’architetto acquisisce una ragionevole autorità sulla forma della città” (3). È dunque paradossale che in Italia proprio questa dimensione progettuale sia stata negli ultimi decenni trascurata, oggetto del disinteresse degli urbanisti, sempre più impegnati in studi sul territorio e sulla definizione di prassi normativo-gestionali, come degli architetti, sedotti dalle questioni di stile e linguaggio più che interessati alla forma urbana. Chi progetta allora la città? E come? In Italia si registra un ritardo non solo da parte dei tecnici ma anche da parte della pubblica amministrazione che assume sempre più spesso (per motivi culturali ma anche economici) un ruolo di attore più che di regista del processo di coordinamento. È qui che allora ci aiuta il confronto con le migliori esperienze europee dove il ruolo pubblico è differente ma sempre centrale, indirizzando modalità di progetto urbano focalizzate sulla centralità del progetto (Barcellona), sull’interazione tra soggetti privati e pubblici che condividono rischi e guadagni a partire da un’iniziativa privata (Olanda), o a partire dall’impulso dell’autorità pubblica (Francia). E dove le regole urbane di impianto (funzioni, configurazione della quota urbana, tracciati, circolazione e “scenario urbano”) sono definite in maniera non più negoziabile, le regole architettoniche restano invece aperte. A differenza dell’Italia, dove le autorizzazioni della pubblica amministrazione sono tutte preventive e non prendono in considerazione la prefigurazione spaziale; e dove – di fatto – l’urbanistica è sempre negoziabile, grazie al perverso meccanismo delle varianti. Anche per questi motivi, nonostante il rapporto piano-progetto e la continuità tra progetto di architettura e questioni urbane siano stati per anni centrali nel dibattito culturale, nel nostro paese il progetto urbano presenta pochi e disomogenei esempi realizzati e si scontra con alcuni annosi problemi: lentezza burocratica, debolezza delle amministrazioni pubbliche, frammentazione della proprietà dei suoli. Le tre esperienze raccontate con i contributi di diretti protagonisti – Carlo Gasparrini (Napoli Orientale), Franco Corsico (Spina Centrale a Torino) e Maurizio Marcelloni (Centralità Urbane e Metropolitane di Roma) – testimoniano differenti approcci; ma in tutti i casi – se confrontati ad esempio al modello Barcellona – questi progetti scontano, sottolinea Marcelloni, grandi difficoltà nel definire il rapporto pubblico-privato (4); nell’accettare da parte dei privati un intervento in cui le funzioni non siano esclusivamente residenziali; nel predisporre da parte delle pubbliche amministrazioni un apposito ufficio in grado di guidare in maniera unitaria l’intero procedimento di attuazione della strategia generale (5). Se l’architettura è un risultato – più che un contenuto – del progetto urbano, allora qual è il cuore del problema? Senza inseguire una forzata interdisciplinarietà (necessariamente apportata dalle numerose competenze specifiche coinvolte) il progetto urbano dovrebbe definire con chiarezza lo spazio urbano, il connettivo tra le parti, senza entrare nella descrizione specifica dell’architettura. Perché uno spazio urbano abbia qualità è fondamentale che esprima una certa vitalità, intendendo con questo termine la compresenza di una popolazione eterogenea, un’alta densità edilizia e un’alta qualità dello spazio collettivo (6). «Se lo spazio pubblico è ben disegnato, ben definito, e i servizi sono collocati in posizioni strategiche è garantita la qualità dell’intervento» (7). Non resta dunque che accettare quella “tensione” tra finalità pubblica e logiche di mercato che Yannis Tsiomis individua nell’introduzione al volume come fattore caratterizzante (8) del progetto urbano, “procedura” – citando ancora Marcelloni – “di costruzione dei progetti complessi”. Per controllare questo delicato processo a cavallo tra progetto urbanistico e architettonico è necessaria allora «una flessibilità controllata del progetto di insieme e, contemporaneamente, un controllo inflessibile del processo nel tempo, degli eventuali adattamenti e delle modalità della sua realizzazione» (9). Solamente in questo modo il Progetto Urbano può essere uno strumento utile per costruire, oltre ai nodi complessi della metropoli, una città “ordinaria”, fatta di tessuto e articolazione dell’offerta di spazio pubblico e funzioni, e una città “ordinata”, dove i corretti rapporti tra pieni e vuoti e la gerarchia di spazi e funzioni si accompagnino ad una chiarezza di accessibilità e facilità di spostamento.
Note (1) Il testo prende spunto da una giornata internazionale di studi dal titolo “Procedure e strumenti per il progetto urbano”, organizzata dall’autrice con Maurizio Marcelloni e tenutasi a nell’allora Facoltà di Architettura di Valle Giulia il 6 novembre 2009. All’incontro parteciparono come relatori: Annick Bizouerne (Paris Rive Gauche), Franco Corsicato (Spina 3 – Torino), Laura Valeria Ferretti (esperienza di Barcellona), Carlo Gasparrini (Area Orientale Napoli), Stan Majoor (Amsterdam Zuid), Maurizio Marcelloni (progetti urbani a Roma), Pierre Micheloni (progetti urbani a Parigi), Jürgen Rosemann (Amsterdam e Rotterdam). (2) Laura Valeria Ferretti, L’architettura del progetto urbano. Procedure e strumenti per la costruzione del paesaggio urbano, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 24. (3) Laura Valeria Ferretti, ibid., p. 25. (4) Tradizionalmente in Italia i progetti sono integralmente pubblici, e si scontrano poi col problema della manutenzione e della gestione o del tutto privati e rischiano in questo caso di rappresentare esclusivamente un interesse di profitto. In entrambe le circostanze sono interventi che stentano a dialogare col contesto urbano. (5) Maurizio Marcelloni, Qualche riflessione sui progetti urbani a Roma, in: Laura Valeria Ferretti, ibid., p. 213 – 224. (6) Cfr. intervista a Jordi Borja, in: Laura Valeria Ferretti, ibid., p. 134. (7) Intervista a Joan Busquets, in: Laura Valeria Ferretti, ibid., p. 145. (8) Yannis Tsiomis, Prefazione. Sotto il segno della tensione, in: Laura Valeria Ferretti, ibid., pp. 11-17. (9) Laura Valeria Ferretti, ibid., p. 152.
Autore |
Laura Valeria Ferretti |
Titolo |
L'architettura del progetto urbano |
Editore |
Franco Angeli |
Città |
Milano |
Anno |
2012 |
Pagine |
240 |
Prezzo |
€ 29,00 |
ISBN |
9788820400033 |
Autore |
Data pubblicazione |
Volume pubblicazione |
REALE Luca |
2013-03-27 |
n. 66 Marzo 2013 |
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