|
|
Brito.Rodriguez Arquitectura
Subtle gestures
Claudia Bernardini
Brito.Rodriguez Arquitectura è uno studio di progettazione fondato nel 2006 da due giovani architetti: Ines Martins de Brito (Portogallo, 1977) e Gilberto Rodriguez (USA, 1973). Nonostante la diversa formazione, è facilmente riscontrabile tra i due progettisti una condivisione di intenti e di linguaggio.
I progetti presentati dai due autori in occasione della conferenza organizzata dalla Scuola di Dottorato in Scienze dell’Architettura, presso la Facoltà di Architettura della “Sapienza” di Roma, mettono in evidenza una ricerca metodica, ma non meccanica, nel rintracciare quegli elementi propri di ogni luogo che legano indissolubilmente l’architettura al suo contesto. Non a caso, infatti, quasi la totalità delle opere presentate è caratterizzata da un ambito fisico fortemente naturalistico, nel quale spesso l’unica traccia dell’uomo è visibile nella forma di antichi ruderi, che a loro volta sono già parte integrante dell’ambiente che li circonda. La semplicità volumetrica e il rapporto degli spazi interni con luci, ombre e aperture puntuali verso il paesaggio, sono essenzialmente gli strumenti progettuali dei quali si avvalgono i due autori, con modalità diverse e a seconda delle specifiche circostanze. All’asciuttezza del gesto progettuale che ne deriva, corrisponde una fortissima incisività dell’architettura finale, che nasce da uno studio attento e sensibile alle peculiarità dei singoli luoghi, e che esprime la volontà di mediazione tra natura e artificio. Intimità dello spazio costruito e monumentalità dei luoghi sono i soggetti di un dialogo tra le parti che comincia e finisce con l’opera d’architettura.
Nel progetto per il Museo archeologico a Talum in Messico, così come in quello per il Museo a Chachapoyas in Perù, le opere devono relazionarsi con due grandi siti archeologici, entrambi circondati da mura. Le scelte formali sulle quali si fondano i progetti sono diametralmente opposte, ma traggono la loro essenza proprio dalla relazione che istaurano con le mura, dalle quali dunque dipende il differente esito. Nel primo caso, le mura all’interno delle quali sono contenute le rovine, non hanno dimensioni elevate: la loro peculiarità sembra prevalentemente quella di circoscrivere, piuttosto che di nascondere. É probabilmente anche da questa suggestione che nasce il progetto per il museo: due volumi dal pronunciato sviluppo longitudinale, affiancati ed immersi quasi interamente nel terreno. Osservando l’assetto planimetrico si evidenzia un progetto tutt’altro che timido nel dialogo con il contesto, questo aspetto è, tuttavia, totalmente ribaltato se si considera la volumetria generale. Infatti, la consistente massa volumetrica del museo è per gran parte ipogea e non invade lo spazio d’ingresso al sito. Così facendo il museo si rivela al visitatore attraverso due piani orizzontali e un profondo taglio nel mezzo che invita ad entrare e conferisce intimità all’opera. In tal modo, il progetto conferma il carattere di questo luogo che si fonda sulla continua contrapposizione tra esterno ed interno, luce ed ombra, dilatazione e compressione dello spazio. Il tentativo degli autori è di riproporre nell’architettura la stessa dimensione percettiva che esiste nello spazio delle rovine, caratterizzate dalla porosità della pietra che assorbe la luce esterna, e che si contrappone all’ombra avvolgente degli ambienti interni non appena si varca la soglia d’ingresso. Nel museo in Perù la situazione si inverte. La dimensione del sito archeologico è tale da relazionarsi con il paesaggio ad un livello più territoriale. Nel progetto si rilegge la volontà di incarnare questo aspetto senza nulla togliere alla monumentalità del sito. Un parallelepipedo puro, stretto e lungo incide il terreno come fosse una lama costituendo un elemento di grande visibilità anche a livello territoriale. All’orizzontalità delle mura, si contrappone la forte verticalità del museo, dove il giardino in copertura diventa il luogo in cui si rintraccia la relazione unificante tra il volume proposto, il monumento archeologico e il paesaggio circostante. Ai lati corti è affidato il compito di mettere in relazione gli spazi interni dell’edificio con l’ambiente nel quale è immerso; questo aspetto, da un lato contribuisce a celebrare la natura contemplativa del luogo, dall’altro tende a sottolineare - a livello percettivo - la dimensione longitudinale del museo.
La proposta presentata per il Ponte a Poggio a Caiano, in Toscana, è una risposta essenziale ad un contesto composto da pochi elementi molto significativi. In questo caso l’ambiente nel quale hanno operato gli autori ha un carattere prevalentemente rurale, segnato almeno nella breve distanza dall’orizzontalità della campagna. Ad essa si contrappongono i ruderi di due antichi portali che con la loro verticalità costituiscono un segnale sul paesaggio circostante. Il ponte è segnato da una serie continua di elementi lineari che lo definiscono dal punto di vista fisico, filtrando - attraverso di essi - la vista del sito con una sequenza ritmica scandita dalla variazione di luci ed ombre. Il tentativo è di introdurre un elemento spaziale, che si collochi in continuità con il silenzio del paesaggio circostante.
Per la riqualificazione del castello di Buñol in Spagna, la situazione di partenza, almeno dal punto di vista fisico, esprime forse più delle altre l’ambiguità tra la natura e l’ambiente costruito. Il corso della storia ha conferito alla rocca medievale un carattere di forte continuità territoriale con il paesaggio circostante, tanto da renderne indistinti i contorni, in alcuni punti. Questo aspetto guida le scelte progettuali verso la ricerca di soluzioni puntuali - ma costanti - all’interno del borgo, cercando di relazionarsi anche con la pronunciata struttura delle mura del castello. L’intervento si può ridurre essenzialmente all’uso di tre o quattro elementi prevalenti: vasche d’acqua, sedute, piattaforme pavimentate con materiali naturali. La ricchezza della proposta progettuale consiste proprio nella collocazione attenta e puntuale di questi elementi nel borgo, garantendo il rispetto delle caratteristiche spaziali e percettive proprie di ognuno dei luoghi urbani interessati dall’intervento. La presenza costante di questi elementi che si ripetono nello spazio conferisce unitarietà al progetto, attraverso anche i leggeri cambiamenti di colore dei materiali utilizzati e i contrasti di luce ed ombra. La necessità di avere spazi intimi e al tempo stesso non frammentati, è risolta attraverso leggeri ed ampi movimenti del terreno che accompagnano gradualmente il visitatore per le vie del borgo. L’intera proposta progettuale è contraddistinta dunque dall’esplicita volontà di porsi in continuità con l’ambiente e le condizioni esistenti.
Immersa in un paesaggio di colline dall’andamento continuo e regolare, la Casa MB ad Obidos in Portogallo, dialoga silenziosamente con il contesto. L’orizzontalità volumetrica della casa, dal tono conciliante e modesto, esprime in modo sintetico il carattere dell’intervento che cerca una mediazione efficace tra la residenza e la natura. L’ingresso principale, compreso tra due vetrate, rappresenta un primo grado di mediazione, basata sull’ambiguità che c’è nel confine tra interno ed esterno: mentre al livello fisico i limiti sono meglio definiti, dal punto di vista percettivo la continuità visiva conduce idealmente il paesaggio all’interno della casa. A partire da esso, si articolano i due volumi di cui si compone la residenza: il primo per gli spazi comuni di soggiorno e cucina, il secondo per quelli più privati di camere e bagni. Tutti questi ambienti affacciano prevalentemente e con generose aperture verso il paesaggio che si può osservare a valle della collina, alle spalle della strada dalla quale si accede alla residenza. La relazione continua al livello del suolo tra gli spazi interni e la natura esterna, così come il diretto rapporto visivo con il contesto, sono aspetti studiati allo scopo di sperimentare la delicata percezione dell’intorno, conferendo agli spazi del progetto quella stessa intimità che caratterizza l’ambiente circostante.
Autore |
Data pubblicazione |
Volume pubblicazione |
BERNARDINI Claudia
|
2012-04-02 |
n. 55 Aprile 2012 |
|
|
|